Portavamo la cucchiarella. A Napoli

ANTONIO GIUSEPPE PITISCI
Scapoli (n. 1914), intervista del 6 dicembre 1999

Suonavo la ciaramella 25 e facevo la novena dell’Immacolata e di Natale. Andavo a Napoli, verso Poggioreale e l’Immacolatella.
Si andava qualche giorno prima ma si suonava per nove giorni. Facevo assai famiglie, circa 300. ho cominciato nel 1949 fino al 1962, sempre in quella zona, poi sono andato a lavorare in Germania, a Francoforte, dove avevo un posto buono, alle Poste; lì ci sono stato per tredici anni, da solo.
Per imparare a suonare non sono andato mica all’Università; si imparava da soli, eravamo in tanti allora, ci riuscivamo; ora siamo pochi.
La prima cosa è stato l’estero che ci ha rovinato, anzi no, diciamo che è stata un’obbligazione, anche una grande cosa, basta vedere le case che si sono fatte, case e un altro poco.
A Napoli ci andavamo con la corriera, da Colli a Volturno; eravamo una quindicina di coppie, qualche volta partivamo insieme a quelli di Castelnuovo.
Portavamo la cucchiarella, a Napoli:<< La cucchiarella l’avete portata? Sennò non è la novena>>, dicevano; era una tradizione.
Io sono andato solo a Napoli; Sant’Antonio abate è una cosa diversa, vanno così, in Abruzzo, e fanno l’olio senza cogliere le olive. La novena è un’altra cosa. Tra noi zampognari ci parlavamo, ognuno però aveva la sua zona.
Era faticoso, ci volevano i polmoni, ma c’era la gioventù.