La Mostra Permanente

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VISITATE la MOSTRA PERMANENTE DI ZAMPOGNE e CORNAMUSE Italiane e Straniere

Unica del suo genere in Europa dal 1991

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aperta tutti i giorni ecetto il Lunedi
10:00 – 13:00 – 16:00 – 19:00

Catalogo a colori degli strumenti esposti – CD – DVD – ed altre Pubblicazioni del Circolo della Zampogna

A richiesta, visite guidate ed incontri con suonatori e costruttori

Per informazioni:
mobile: +39 333 362 8759
e-mail: circolo@zampogna.org
web-site: www.zampogna.org


Breve storia della Mostra Permanente di Zampogne Italiane e Straniere

a cura di Antonietta Caccia-Presidente dell’Associazione Culturale “Circolo della Zampogna”

La zampogna, spesso vista più come reperto di un mondo scomparso che come strumento musicale, è stata ed è quasi sempre presente nelle esposizioni permanenti di carattere etnografico, dai piccoli musei della civiltà contadina alle più grandi istituzioni quali, ad esempio, il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma. Tuttavia, a differenza di altri Paesi, in Italia essa non ha mai avuto un luogo tutto suo, una struttura esclusiva che ne mettesse in risalto storia, caratteristiche, occasioni e modalità d’uso, almeno fino al 1991, anno in cui il Circolo della Zampogna allestì a Scapoli la prima esposizione interamente dedicata allo strumento con l’otre: la Mostra Permanente di Zampogne Italiane e Straniere.
L’idea di istituire un Museo della Zampogna a Scapoli risale alla seconda metà degli anni ‘70 del secolo scorso. Infatti – sull’onda dell’interesse suscitato dalla Mostra Mercato (oggi anche Festival Internazionale della Zampogna), la cui prima edizione si tenne l’ultima domenica di luglio del 1975 – nel Progetto Mainarde (ideato dal Parco Nazionale d’Abruzzo nel 1977 per l’ampliamento dei confini dell’area protetta al versante molisano) venne prevista la realizzazione a Scapoli di un Museo Nazionale della Zampogna con annessa Mostra Permanente del Folklore e dell’Artigianato Molisano. Qualche anno dopo, nel 1981, in un’intervista rilasciata alla rivista “Abruzzo Oggi”, l’allora sindaco Pasquale Vecchione annunciava per l’anno successivo l’apertura del museo. In realtà, alle buone intenzioni del pionieristico sindaco, deceduto prematuramente nel 1984, non seguirono i fatti e, come è ormai storia, il Museo civico della Zampogna di Scapoli ha visto la luce solo nel 2002. Vale a dire 12 anni dopo l’inserimento delle Mainarde molisane nel Parco Nazionale d’Abruzzo (gennaio 1990) e 11 anni dopo la nascita della Mostra Permanente del Circolo.
Per l’esattezza, la Mostra – per la cui istituzione non venne richiesto né elargito alcun finanziamento pubblico – venne inaugurata e aperta al pubblico il 14 dicembre 1991, coronando il primo anno di vita dell’Associazione nel corso del quale, pur nel solco di una intuizione originaria che non si volle assolutamente disconoscere ma al contrario recuperandone ed esaltandone gli intenti, la neonata Associazione mise in campo alcuni punti cardine del suo progetto di tutela e valorizzazione della zampogna.
Numerose furono le iniziative attuate per stimolare a guardare alla zampogna in modo nuovo: non più solo come a un retaggio del passato da “celebrare” a luglio con la Mostra Mercato bensì come a un patrimonio comune, vivo e vitale; a rapportarsi alla complessità di uno strumento musicale in grado di entrare in sintonia con la sensibilità musicale contemporanea e di dialogare con la molteplicità di strumenti analoghi diffusi in tutto il mondo; a porsi, infine, come uno degli elementi qualificanti della strategia di sviluppo sostenibile che si andava delineando nell’area delle Mainarde dopo il suo inserimento nel Parco Nazionale.

In particolare, nel corso del 1991, il Circolo:
– inventò e organizzò la Raviolata, sagra gastronomica con la quale si intese valorizzare il piatto tipico locale del Carnevale nonché ripristinare l’uso musicale della zampogna in un ulteriore periodo rispetto al consueto Natale;
– realizzò e pubblicò il primo disco (la musicassetta Utriculus, canti e musiche per zampogna e ciaramella), in cui, accanto ai canoni espressivi tradizionali, si proponevano i primi tentativi di innovazione che nel giro di qualche anno avrebbero portato a una vera e propria rivoluzione organologica e musicale dello strumento; il disco venne curato da Piero Ricci che ne fu anche interprete con Mauro Gioielli e Lino Miniscalco;
– ideò ed organizzò la Settimana Europea della Zampogna sulle cui basi, nel corso degli anni successivi, creò il Festival Internazionale della Zampogna (tale dizione venne utilizzata per la prima volta nel 1996) dopodiché, a partire dal 2000 la manifestazione di fine luglio assunse la denominazione, tuttora in uso, di Mostra Mercato e Festival Internazionale della Zampogna.

Nell’ambito di queste attività si colloca l’istituzione della Mostra Permanente di Zampogne Italiane e Straniere.

Una realizzazione che fu concepita dal Circolo:
– in primo luogo, come spazio culturale stabile a beneficio dell’intera comunità locale (con particolare riguardo alle giovani generazioni) affinché potesse riappropriarsi pienamente, e non solo in termini di rappresentazione folcloristica, di una tradizione che nel passato aveva permeato il tessuto sociale ed economico locale ma che i profondi mutamenti intervenuti a partire dal secondo dopoguerra avevano ristretto nelle botteghe degli artigiani e nella pratica natalizia di gruppi sempre più sparuti di zampognari. In tal modo il Circolo di fatto applicava (anticipando i tempi) quella che nel 2004 sarebbe poi stata la definizione data dall’ICOM del museo come “istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo”;
– in secondo luogo, la Mostra avrebbe rappresentato un’attrattiva da offrire al nascente timido turismo in quest’area interna del Molise diventando, al tempo stesso, occasione per la diffusione della conoscenza della zampogna.
Tali intenti programmatici si inserivano in una prospettiva di apertura e di scambio con il mondo esterno, come testimonia l’inserimento di zampogne e ciaramelle di fabbricazione locale in una panoramica più ampia, benché non esaustiva, delle diverse cornamuse presenti sia in Italia che nel resto d’Europa e del mondo.

Per tale ragione l’esposizione assumerà in seguito la denominazione di Mostra Permanente di Zampogne e Cornamuse Italiane e Straniere.
Allestita nella sala al piano terra della sede del Circolo, la Mostra espose inizialmente 20 strumenti, tutti provenienti dalla collezione privata di Mauro Gioielli che li mise generosamente a disposizione. Negli anni successivi la dotazione è divenuta via via più consistente sino a raggiungere un numero di oltre 120 pezzi: di questi, alcuni sono di proprietà del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, mentre i restanti sono di proprietà dell’Associazione Culturale e provengono, in parte da donazioni di soci e simpatizzanti, in parte da acquisizioni dirette.

Non tutti gli strumenti esposti sono cornamuse: una parte del patrimonio è costituita da altri strumenti, alcuni variamente connessi ai repertori che connotano l’uso musicale degli aerofoni a sacco nel tempo e nei rispettivi luoghi di origine, altri costituenti la dotazione iniziale di una futura sezione di strumenti etnici e tradizionali, in senso più ampio (oboi e flauti popolari di diversa provenienza, idiofoni, membrafoni e cordofoni).

Per un decennio, dal 2000 al 2010, unitamente al centro di documentazione istituito con il Progetto LEADER e denominato “Centro Italiano della Zampogna” (C.I.Z.), la Mostra ha trovato collocazione in una sede più ampia, con una migliore definizione del percorso espositivo, articolato in due principali sezioni: la prima dedicata alle zampogne molisane e agli altri strumenti a sacco italiani; la seconda alle cornamuse europee ed extra-europee. Dal mese di luglio del 2010 è stata spostata e nuovamente allestita presso la sede dell’Associazione, in Piazza Martiri di Scapoli, dove continua ad essere tenuta aperta da volontari del Circolo (tutti i giorni eccetto il lunedì).
Due i motivi del ri-trasferimento: in primis, la non ulteriore sostenibilità del canone di locazione da parte di un’associazione culturale, come appunto il Circolo della Zampogna, priva di contributi pubblici certi; in secondo luogo, in vista della possibilità del suo accorpamento con il Museo comunale e affidamento della relativa gestione al Circolo; soluzione peraltro già prevista nel corso del procedimento amministrativo per il definitivo “sblocco” dei fondi per la realizzazione del Museo stesso, oltre che naturale e logica, ma che l’amministrazione comunale ha ritenuto di non adottare. Con il risultato che, per quelle imperscrutabili logiche che spesso muovono le azioni delle amministrazioni pubbliche, persiste a Scapoli un dualismo museale che pesa negativamente non solo e non tanto su chi quelle logiche le subisce direttamente, quanto piuttosto sull’intera collettività e sugli stessi visitatori innegabilmente disorientati di fronte a due esposizioni la cui proposta, modalità e capacità di accoglienza e di comunicazione della comune tradizione si esprimono con linguaggi e contenuti diversi.
Tuttavia, resta e va sottolineata la grande importanza dell’opera di accoglienza e informazione svolta dalla Mostra Permanente, frutto della capacità, disponibilità e competenza dei volontari che nel corso degli anni ne hanno curato (e ne curano tuttora) la gestione.
Il positivo passaparola che ne è seguito, unitamente all’attività di promozione e alla qualità crescente delle iniziative proposte dal Circolo, hanno fatto sì che ogni anno diverse migliaia di persone, provenienti da tutta Italia e da altri paesi europei ed extraeuropei, venissero a visitarla, avendo così anche l’opportunità di scoprire un territorio inedito per valenze storiche, archeologiche e paesaggistico-ambientali, unitamente alla possibilità di scoprire (o approfondire) la conoscenza di uno strumento musicale considerato nell’opinione corrente più obsoleto che di antica origine ma sorprendentemente capace di parlare alla modernità sia pure restando (forse fortunatamente) “marginale” o “di nicchia”. In definitiva, un risultato che rispecchia ciò che il Circolo della Zampogna si era prefissato sin dall’inizio: salvaguardare e attualizzare la pratica dello strumento per tramandarlo alle generazioni future e farne, al tempo stesso, il perno intorno a cui costruire un possibile modello di promozione e sviluppo del territorio. In questa ottica il Circolo avrebbe poi ideato (nel 1994) e realizzato (concludendolo nel 2001) il Progetto europeo LEADER “Vivere con la Zampogna” con tutto il suo portato di animazione, ricerca e innovazione e con molteplici effetti positivi tuttora visibili e riscontrabili.
Con lo stesso spirito mise in Mostra la zampogna. Ma non chiamò l’esposizione Museo bensì “Mostra Permanente”. Sia con l’intento, generoso ma mal ripagato, di non precostituire un museo alternativo a quello di cui a livello istituzionale si parlava da anni e che proprio in quel periodo (agli inizi degli anni ’90) cominciava a concretizzarsi, sia ritenendo la zampogna espressione di una tradizione ancora viva e quindi non ancora da museo.
I giovani del XXI secolo, che, grazie anche alla nostra attività, si appassionano alla zampogna e l’abbracciano con la stessa grazia dei loro nonni, ci gratificano e ci danno ragione di questa scelta.