“Utriculus” è tornato!

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EDITORIALE
di Antonietta Caccia
Di fronte al lungo protrarsi della sua seconda interruzione (la precedente riguardò il periodo 2000/2004 mentre l’ultimo numero edito è il 46 del trimestre aprile/giugno 2008) in molti hanno pensato che l’avventura di Utriculus fosse giunta al capolinea. L’ho pensato anch’io o, per meglio dire, l’ho temuto ogni volta che il tentativo di ricominciare falliva per un motivo o per un altro, tanto che, ancora mentre scrivo queste righe, stento a credere che questa volta ce l’abbiamo fatta.

Per correttezza nei confronti dei soci che hanno continuato a sostenerci anche senza ricevere la rivista e senza sapere se l’avrebbero mai più ricevuta, dovrei dire qualcosa in più di un semplice “scusate il ritardo”. Ma poiché la lista di giustificazioni e di doglianze sarebbe troppo lunga e servirebbe solo ad immalinconirci, tanto vale risparmiarcela. Inoltre, anche se il tempo dell’amarezza e delle difficoltà (economiche in primis) non è finito, ciò che conta è che caparbietà ed entusiasmo hanno di nuovo, infine, prevalso. Dunque, guardiamo avanti. Se possibile ancora più insieme, così come insieme e con passione in questi ultimi anni abbiamo continuato ad operare nell’interesse della zampogna e, più in generale (e per quanto ci è stato possibile), del patrimonio di cultura, saperi e tradizioni che oggi viene comunemente definito con il termine, controverso ma codificato, di “immateriale”.

Una riprova dell’impegno mai venuto meno (rivista e vicenda del festival a parte) è nella molteplicità di iniziative di cui siamo stati protagonisti o partecipi e che il socio Angelo Bàvaro ha riepilogato nell’ Annuario 2008-2013, mentre un riconoscimento che ci gratifica – e che ha costituito un’ulteriore spinta a proseguire nelle nostre attività e ad allargarne l’ambito – è l’accreditamento del Circolo in qualità di consulente del Comitato Intergovernativo della Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale. Un traguardo che qualcuno, in ambito regionale e con le migliori intenzioni, ha ritenuto di attribuire ad una “tenacia” tutta “sannitica” dell’associazione ma che io sento, anzi so, di dover estendere alle virtù di una pluralità di soggetti appartenenti ad una più ampia varietà di tribù umane. Parlo dei soci, innanzitutto, ma anche dei simpatizzanti e dei collaboratori a vario titolo, esperti e semplici appassionati, italici e non solo, i quali molto prima di quella virtuale hanno intessuto la formidabile rete che ha consentito al Circolo della Zampogna sia di sopravvivere alla sua nascita sia di crescere, a dispetto di taluni sanniti (e sodali di stirpe varia) diversamente tenaci. Ma questa, come si suole dire, è un’altra storia.

Non è invece un’altra storia, per ciò che più interessa in questa sede, l’interrogativo che mi sono posta spesso, nella fase finale del percorso che ha portato alla rinascita di Utriculus, vale a dire se avesse ancora senso un periodico “di carta” nell’epoca di internet e del sapere a portata di un clic o di un touch screen. Alla fine, pur restando aperti molti dubbi e molte domande, è prevalsa la convinzione che valeva ancora la pena scommettere sul cartaceo, come diversi soci hanno richiesto o suggerito, non escludendo per il futuro la possibilità di una doppia versione: a stampa e on line. Nel frattempo, il re-inizio è nel solco della tradizione, sia pure con dei cambiamenti: nel formato e nella veste grafica, nel numero delle pagine – per ora quasi triplicato ma suscettibile di diversa modulazione in relazione alla definitiva stabilizzazione della nuova serie – e nella periodicità che da trimestrale diventa semestrale. Soluzione quest’ultima che potrà consentirci di realizzare una pubblicazione più ricca e articolata. In quanto ai contenuti, l’intento è quello di proseguire in continuità con le linee di fondo del progetto originario le cui finalità ci sembrano ancora attuali, sebbene in un contesto, zampognaro e non solo, mutato e mutante e, forse, proprio per questo.

Inoltre, pur restando la rivista dedicata prioritariamente agli strumenti musicali con la sacca, nella seconda parte – che si colloca dopo la Miscellanea Zampognara curata da Mauro Gioielli – intendiamo ospitare, con maggiore sistematicità rispetto al passato, contributi relativi a temi di interesse più generale, riguardanti il più vasto ambito della cultura e della musica popolare.

Infine, ma assolutamente non per ultimo, un richiamo particolare va alla copertina che, come sanno i lettori di più antica data, sin dall’inizio di questa esperienza editoriale ha costituito lo spazio privilegiato – e dal punto di vista comunicativo il più immediato ed efficace – sul quale si è cercato di costruire una sorta di racconto visivo della storia degli aerofoni a sacco e un’antologia degli artisti che questi strumenti hanno raffigurato, ciascuno nel proprio tempo, con la propria sensibilità e nei contesti più vari.
Questa volta, però, l’immagine che proponiamo rappresenta molto di più del documento iconografico destinato ad arricchire la galleria di quelli che l’hanno preceduto. E’ l’omaggio che rendiamo ad Amedeo Lanci, lo straordinario artista contemporaneo scomparso il 30 gennaio 2011 che, come la cometa di cui parla Adriana Gandolfi nel profilo che segue, per un lasso di tempo breve ma intenso ha attraversato il nostro piccolo pezzo di cielo con il dono della sua arte e della sua amicizia.

Come avremmo saputo in seguito, informato dai musicisti del gruppo Discanto dell’esistenza dell’associazione, il Maestro aveva seguito l’impulso di venirci a cercare e comparve nel nostro orizzonte alla fine di aprile 2008 con l’invio al Circolo del catalogo di una mostra di sue opere intitolata Il Luparo, tenutasi a Lanciano (Chieti) nell’ottobre 2007.

Dipinto dopo dipinto, il volume offriva la visione di un unico grande affresco “stordente” (mutuo l’aggettivo dalla presentazione del critico G. Semeraro), reale e magico al tempo stesso, in cui la “musica visiva” di Lanci assumeva una valenza di primo piano. Delle 94 opere in esso contenute, infatti, la metà conteneva immagini di musici e di strumenti musicali tra cui un nutrito repertorio di zampogne, ciaramelle e zampognari. Un breve messaggio vergato su un post-it riassumeva il senso dell’invio e della presa di contatto: “Lieto di fare questo modesto omaggio, auguro grandi successi per la zampogna, saluto e invio cordialità. A. Lanci, Firenze 22-4-2008”.
Nella corrispondenza che seguì nel giro di pochi giorni, gli chiesi di poter utilizzare l’immagine di uno dei dipinti a tema “zampognaro” per la copertina di un numero di Utriculus che all’epoca ritenevo di imminente pubblicazione, unitamente al rilascio di un’intervista focalizzata sul suo rapporto con la musica, sul significato che questa aveva nella sua pittura e, in particolare, nel contesto della ricerca interiore che aveva dato origine a “Il Luparo”. Lanci aderì con entusiasmo ad entrambe le richieste ma la rivista si fermò e con essa i nostri progetti.

Anche se a distanza di tempo, nell’occasione del nostro nuovo inizio, questa copertina è il nostro post-it di omaggio e di ringraziamento.

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